Educazione ambientale » Parco Nazionale delle Cinque Terre

Aspetti faunistici del coralligeno

Il coralligeno si sviluppa su fondi duri primari o secondari a bassa luminosità, ed è caratterizzato quindi dalla presenza di un popolamento animale e vegetale sciafilo, ad elevata ricchezza specifica. I popolamenti del coralligeno si sviluppano in presenza di determinate caratteristiche ambientali a partire da bioconcrezioni originate da alghe coralline e altri organismi in grado di deporre uno scheletro calcareo. Il risultato dell'attività di bioconcrezionamento è un substrato duro ricco di cavità che ospita moltissime specie animali e vegetali, sessili e vagili, negli anfratti e in superficie. I tempi di costituzione sono molto lunghi, da centinaia a migliaia di anni, per cui qualsiasi tipo di danno arrecato è praticamente irreversibile. Questo ambiente ad elevatissima biodiversità deve essere quindi urgentemente protetto. I popolamenti del coralligeno non sono ancora stati inseriti nell'Allegato A della Direttiva Habitat, nonostante l'elevata importanza naturalistica ed il notevole contributo alla biodiversità del Mediterraneo. I danni provocati da attività antropiche come pesca e ancoraggio si sommano agli effetti dei cambiamenti climatici e vanno ridurre la tridimensionalità dei fondali, colpendo in modo evidente quegli organismi a portamento eretto, come le gorgonie, incidendo sulla stabilità ecologica e riducendo di conseguenza la biodiversità di questo ambiente. Secondo l'Atlante degli Habitat Marini della Liguria, lungo le coste del Parco delle Cinque Terre i popolamenti del coralligeno sono presenti in prossimità di Punta Mesco e Capo Montenegro.

La flora delle Cinque Terre. (Dott. Simonetta Peccenini)

La geomorfologia del Parco Nazionale delle Cinque Terre è determinata da un crinale secondario della dorsale appenninica che, mantenendo quote di 400-800 m, si avvicina notevolmente alla costa dando origine a ripidi pendii. Su di essi è stato costruito nei secoli il noto paesaggio terrazzato, con colture prevalentemente viticole. Tale conformazione favorisce la presenza di differenti microclimi e habitat e di conseguenza di un'alta biodiversità. Sono state intraprese ricerche sulla flora vascolare del Parco Nazionale delle Cinque Terre, seguendo il metodo della cartografia floristica per quantificare il patrimonio floristico accertando la distribuzione di ogni singolo elemento nelle unità cartografiche di riferimento. Si ha così la possibilità di misurare la biodiversità e confrontarla con quella di altre aree. Per evidenziare la distribuzione e la tipologia della flora il territorio studiato è stato suddiviso per mezzo di un reticolato di maglie di 1 km di lato in quadrati per i quali è stata rilevata la presenza delle varie entità. I 70 quadrati ottenuti sono stati numerati progressivamente da W a E e da N a S.
Tali ricerche evidenziano la presenza nel Parco di quasi 1000 entità; alcune di esse, interessanti dal punto di vista biogeografico, risultano peculiari della zona e sono dette endemiche (ad esempio la Santolina ligustica), altre invece sono specie invadenti di origine esotica (Oxalis pes caprae, Bidens pilosa, Ailanthus altissima, ecc.).

Gli anfibi e i rettili della Liguria e delle Cinque Terre. (Dott. Sebastiano Salvidio)

In Liguria sono presenti 37 specie di anfibi e rettili che rappresentano quasi la metà delle specie italiane. Questa elevata diversità è dovuta a fattori geomorfologici, climatici e alla peculiare posizione geografica della nostra regione, che è stata colonizzata da popolazioni provenienti dalla penisola iberica, dal Sud Italia e dal centro Europa. Anche nel il Parco delle Cinque Terre si possono osservare anfibi e rettili di diversa origine geografica. Ad esempio la raganella meridionale Hyla meridionalis, che in Italia è esclusiva della Liguria, è originaria della penisola iberica, mentre l'ululone appenninico Bombina pachypus, la rana appenninica Rana italica la luscengola comune Chalcides chalcides endemici della penisola italiana. Di grande interesse scientifico è anche la presenza del geotritone di Ambrosi Speleomantes ambrossii che è esclusivo di un piccolo territorio compreso tra La Spezia e Massa Carrara. Il Parco delle Cinque Terre ha pertanto un elevato interesse scientifico per quanto riguarda le popolazioni di rettili e anfibi, questi ultimi a volte in forte diminuzione nel territorio italiano. Il Parco delle Cinque Terre, essendo stato designato Sito di Interesse Comunitario (SIC) ha tra i suoi compiti statutari anche quello di conservare la biodiversità. Si auspica pertanto che concrete azioni di conservazione essere intraprese garantire la persistenza delle popolazioni più vulnerabili di questi animali.

Gli Insetti delle Cinque Terre. Un parco in miniatura da proteggere e da scoprire. (Dott. Francesco Vitali)

Il Parco delle Cinque Terre annovera tra fauna terrestre numerose specie d'insetti di grande importanza scientifica. Oltre ad alcuni endemismi, esiste infatti una moltitudine di elementi, relitti dell'antica fauna xerotermica italiana, che oggi raggiunge qui il punto più settentrionale del loro areale.
La posizione climatica e la conservazione dell'ambiente, ha permesso al Parco il mantenimento, in gran numero, di specie vistose, soprattutto farfalle e coleotteri. Oltre a due notevoli lepidotteri con ali a coda, il macaone (Papilio machaon) e il podalirio (Iphiclides podalirius), la cleopatra (Gonepteryx cleopatra) e la specie prioritaria CEE Euplagia quadripunctaria, coloratissime farfalle avvistabili anche nelle località più turistiche, una grande farfalla di origine africana, Charaxes jasius, é spesso osservabile sui pendii prospicienti il mare. Si tratta di una specie con ali brune bordate di giallo, ampie fino a 10 cm, e dotate, unica specie in Europa, di quattro code. La larva vive a dipese del corbezzolo, un arbusto infeudato alle Cinque Terre.
Oltre ad esse, esistono specie scientificamente ancora più importanti, tra cui citiamo i coleotteri Parabathyscia viti, Danacea ligurica, Microhoria caprai, Opatrum sculpturatum, Meira stierlini, Meira suturella e la formica ipogea Smithistruma tenuipilis.
La presenza di tali specie, perlopiù minuscole, difficili da rinvenire per il normale naturalista e talvolta da riconoscere anche per lo specialista, suggerisce che ricerche specializzate possano portare alla scoperta di altre non ancora segnalate o addirittura nuove per la Scienza. Il coleottero cerambicide Cerambyx cerdo, specie CEE a protezione rigorosa, potrebbe essere una di queste.
Tutte questi insetti ed altre ancora sono state mostrati durate le conferenze e dal vivo, al fine di un loro futuro riconoscimento.

Funghi al Parco delle Cinque Terre (Dott. Mirca Zotti)

La Liguria rappresenta un territorio di estremo interesse sotto il profilo micologico: la componente macrofungina, direttamente ed indirettamente correlata alla vegetazione, mostra, infatti, un'eccezionale ricchezza di specie sia in termini qualitativi che quantitativi, risultato dell'estrema varietà di ambienti e dei diversi modi di gestire il territorio propri di questa regione. Su un'estensione pari a circa il 2% dell'intero territorio nazionale, la Liguria vanta più di 1600 specie macrofungine, che costituiscono, in modo approssimativo, il 36% di quelle complessivamente segnalate in Italia fino ad oggi. Tale ricchezza assume un valore ancora più significativo se si pensa che molte sono ancora le zone inesplorate della regione. L'area Parco delle Cinque Terre rientra proprio fra queste, non essendo stata, fino ad oggi, oggetto di studi puntuali inerenti la componente macrofungina. Le poche segnalazioni testimoniano comunque le potenzialità del territorio. I ritrovamenti più interessanti riguardano le aree SIC di Punta Mesco e Costa Riomaggiore-Monterosso. Alcuni esempi sono: Amanita basiana Tulloss & M.Traverso, specie di recente descrizione, dedicata al micologo olandese Cornelis Bas, è simile ad A.fribialis (P.Karst) Bas da cui differisce per l'ambiente di crescita (sotto pini), e per alcuni caratteri microscopici, quali la forma rotondeggiante e le minori dimensioni delle spore; Amanita phalloides var. alba (Gill.) Bourdot di pari tossicità, con caratteri molto simili, ma molto meno comune rispetto alla temibile A. phalloides (Fr.) Link, si distingue per il colore bianco candido, sericeo; e ancora, rinvenuti sotto leccio, Hygrophorus roseodiscoideus Bon & Chavassut, Lactarius rugatus Kühner & Romagn., Cortinarius ionochlorus Maire, Ganoderma lucidum (Curtis) P. Karst., Leccinum lepidum (Bouch.ex Essette) Quadraccia, ecc...