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icona itinerari Anello di Monte Serro e Orto Botanico

Autore: Comunità Montana Riviera Spezzina

La partenza è dalla Frazione Costa: si attraversa l'abitato e si percorre il sentiero verso ovest sino alla località Foce del Prato, da qui costeggiando il versante nord del Monte Serro si raggiunge la località Case Serro, da cui, percorrendo la strada a fondo naturale che costeggia le pendici sud del Monte Serro, si raggiunge il bivio per Punta Apicchi e l'Orto Botanico. Dall'area di sosta si scende sino alla strada asfaltata per poi risalire sino alla deviazione per Punta Apicchi, si prosegue quindi per la strada sino all'incrocio con la strada asfaltata e ancora in salita sino alla località Foce del Prato. Percorrendo il medesimo percorso si ritorna a Costa.

Di particolare interesse lungo il percorso è la visita al piccolo Orto Botanico di Punta Apicchi.

Si tratta di un piccolo tributo al patrimonio vegetale del tratto di riviera spezzina compreso tra Punta Mesco e Deiva Marina. Progettato alcuni anni fa e recentemente ristrutturato, è collocato in un affascinante contesto paesaggistico, alla quota di 265 m, sulle pendici del Monte Serro. Tutto intorno si distende una formazione di macchia alta a erica e corbezzolo, che sta invadendo una pineta di pino marittimo attualmente in forte regressione, sia per la normale evoluzione della vegetazione che privilegia la successione macchia - lecceta, sia per il devastante attacco di una cocciniglia, insetto emittero che succhia la linfa e causa estese morie di questi pini in molte zone della Liguria.

L'Orto botanico intende presentare, attraverso le sue collezioni vegetali, le piante che maggiormente caratterizzano gli habitat osservabili nei SIC Deiva - Bracco - Pietra di Vasca - Mola, Monte Serro, Costa di Bonassola - Framura e Guaitarola. Le collezioni comprendono piante erbacee e arbustive, scelte in base a sette temi che rappresentano le diverse componenti vegetali dell'area, inquadrandole da un punto di vista didattico- divulgativo. Le piante, sistemate in nove aiuole, sono corredate da etichette con nome scientifico e nome italiano, utili per chi voglia imparare a conoscerle e a identificarle negli habitat dove esse vegetano. Due aiuole sono dedicate alle piante aromatiche, come rosmarino, nepitella, santoreggia, timo.

Queste piante sviluppano oli essenziali che prevengono il surriscaldamento dei tessuti fogliari; grazie a questo adattamento, sono molto diffuse negli habitat mediterranei, dove le estati sono torride. Altre due aiuole contengono arbusti tipici della macchia mediterranea, come lentisco, mirto, alaterno.

Le loro foglie coriacee, rivestite da uno spesso strato impermeabilizzante e riflettente, possono sopportare, senza gravi danni, prolungati periodi di siccità, frequenti nel clima mediterraneo. Considerata l'entità degli incendi, purtroppo frequenti nella zona, una quinta aiuola ospita una piccola collezione di pirofite. Con questo termine si designano specie vegetali che presentano adattamenti che permettono di sopravvivere al passaggio degli incendi. Alcune, come la quercia da sughero, sono pirofite passive, che affidano alla resistenza di tessuti di rivestimento la possibilità di sopravvivere; altre, come eriche e corbezzoli, sono pirofite attive vegetative, che si rigenerano per mezzo di vigorosi polloni radicali emessi entro poche settimane dall'incendio; altre ancora, come i cisti, sono pirofite attive generative, che si rigenerano per mezzo della germinazione in massa dei semi. La sesta aiuola presenta le serpentinofite, piante legate agli ampi affioramenti ofioliticoli che, sebbene non siano presenti nelle immediate vicinanze dell'Orto, si trovano comunque in territori vicini. Tra queste piante si annoverano l'endemica crespolina ligure, la ginestra di Salzmann, l'euforbia spinosa ligure, il bosso (NOMI SCIENTIFICI???). I substrati ofiolitici sono caratterizzati da fattori sfavorevoli alla vita delle piante: alte concentrazioni di metalli pesanti e di magnesio, la povertà di calcio, la forte carenza di macroelementi nutritivi, la durezza, l'aridità e il surriscaldamento estivo, tipici della scura roccia ofiolitica.

Nelle serpentinofite e nelle poche altre specie che riescono a colonizzare tale substrato, questi fattori inducono modificazioni che si ritrovano spesso anche in altre situazioni difficili per la crescita: nanismo, maggior sviluppo dall'apparato radicale, riduzione della superficie fogliare, aumento della pelosità, ispessimento dello strato di cutina e delle cere di protezione epidermica. Nella settima aiuola sono coltivate piante di ambienti rupestri, come l'ombelico di Venere, la valeriana rossa e il cappero. Grazie alla loro capacità di infiltrare le radici nelle fessure più minute delle rocce, queste specie sono a loro agio anche su vecchi muri. Per questo motivo sono comuni anche negli edifici cittadini e lungo i muri delle strade di campagna. L'ottava e la nona aiuola sono dedicate a piante utili all'uomo o come alimento o come medicamento usato nella medicina tradizionale. La Liguria è particolarmente ricca di tradizioni popolari legate alle piante. Basti ricordare l'uso alimentare di borraggine, vitalba, cicerbita, ortica, e quello medicinale di camomilla, finocchio di mare, malva, basilico, salvia.

Una visita al piccolo spazio dell'Orto botanico, dunque, consente di gettare idealmente lo sguardo su larga parte della riviera spezzina, sulle piante che ne precisano l'identità in senso bionaturalistico e su quelle che hanno contribuito a disegnare le tradizioni popolari di questo territorio.

Di particolare rilievo lungo il percorso è la macchia. Appena sopra le comunità di alofite costiere sono presenti popolazioni di arbusti che formano la macchia mediterranea dal rilevante pregio paesaggistico, considerato che formano manti sempreverdi densi e rigogliosi. La macchia mediterranea, ricca di specie, è una formazione chiusa, quasi impenetrabile, costituita da un fitto complesso di arbusti sempreverdi avvolti da inestricabili grovigli di piante lianose. Tra gli arbusti, si ritrovano più frequentemente erica, alaterno, ginestre, corbezzolo, lentisco, cisti, euforbia arborea, mirto, lillatri, ginepro rosso, rosmarino. Tra le specie lianose si annoverano la salsapariglia o stracciabrache, la robbia, la flammula e il caprifoglio mediterraneo.

Molte specie della macchia hanno foglie coriacee, lucide, dette sclerofille: la lucentezza deriva dallo spesso rivestimento di cutina, che permette di limitare le perdite di acqua per traspirazione, specialmente durante il periodo estivo, sia grazie alle proprietà idrorepellenti, sia grazie alla riflessione della radiazione solare e al conseguente abbassamento di temperatura nei tessuti interni della foglia. Altre piante utilizzano diverse strategie per limitare la traspirazione: i cisti ad esempio hanno un fitto rivestimento di peli bianchi sulle foglie, eriche, rosmarino, ginepri ricorrono alla riduzione della superficie traspirante, cioè del lembo fogliare, che diviene aghiforme. Un caso particolare è quello dell'euforbia arborea che perde le foglie e va in quiescenza d'estate, anziché d'inverno. Anche la produzione di olii essenziali, che caratterizza specie aromatiche come rosmarino e lavanda, aiuta nel controllo della temperatura interna delle foglie: gli olii, volatili, sottraggono calore alla foglia nel passaggio dallo stato liquido a quello gassoso, che determina la loro diffusione nell'atmosfera. In questi habitat, quando fa caldo, non è raro avvertire intensi aromi e profumi, che derivano dalla liberazione di olii essenziali in forma di vapori. Secondo la prevalenza di alcune specie su altre, la macchia assume connotati leggermente diversi: se prevalgono corbezzoli ed eriche, si sviluppa una macchia alta, dove la proporzione delle specie dominanti può variare. In territori sottoposti a incendi, il corbezzolo risulta favorito per la elevata capacità di ripresa vegetativa, già entro poche settimane dal fuoco. L'erica è invece avvantaggiata da suoli particolarmente impoveriti, anche grazie alla capacità di attivare relazioni simbiotiche con funghi, che avvolgono le radici formando le cosiddette micorrize ericoidi; in taluni casi sono i cisti a prevalere, dando luogo a una macchia bassa che in primavera si illumina di rosa e di bianco per effetto della copiosa fioritura di questi arbusti: la macchia a cisti si insedia specialmente su suoli silicei, particolarmente dopo il passaggio di incendi, che promuovono la germinazione dei semi di queste specie.

foto itinerario

icona difficolta Difficoltà
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icona dislivello Dislivello
in salita: 160 m
in discesa: -

icona tempo Tempo di Percorrenza
2 ore 30 min

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