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Approfondimento itinerario: I pascoli del Monte Ramaceto
I pascoli e la biodiversità
I versanti meridionali del Ramaceto mostrano, a prima vista, una situazione di degrado vegetazionale. Sono coperti da estesi tappeti di felce aquilina, inframmezzati da bassi arbusti, talora fortemente aromatici come l'elicriso, dove, come nel caso del Ramaceto, pascolano numerosi capi di bestiame (bovini, ovini).
Si tratta di aree, inoltre, percorse più volte dal fuoco, utilizzato in passato dagli allevatori come normale pratica pastorale per impedire la crescita degli arbusti, che lentamente avrebbero colonizzato i versanti togliendo spazio al pascolo. Il fuoco ripetuto, però, ha portato a una riduzione delle specie buone foraggere, più delicate, con apparato radicale poco profondo e più esigenti sotto l'aspetto trofico, a favore di specie più frugali e più resistenti al fuoco come la felce aquilina che possiede potenti rizomi situati profondamente nel terreno insensibili alle alte temperature che si sprigionano durante un incendio. Ecco perché questi versanti sono tappezzati da questa specie che è diventata praticamente ineliminabile e mal tollerata dal bestiame.
Ma siccome non tutto il male viene per nuocere, l'uso del fuoco controllato, il mantenere l'attività di pascolo, il periodico sfalcio dei prati hanno impedito, di fatto, lo sviluppo di formazioni più complesse, come arbusteti e boschi, permettendo la conservazione di ambienti diversificati e, conseguentemente, con un alto livello di biodiversità.
Testimonianza sono il numero elevato di orchidee selvatiche e di specie interessanti sotto diversi profili, geografico, estetico, scientifico, tra cui vale la pena ricordare Cephalanthera longifolia, Dactyloriza sambucina, Orchis mascula, Orchis morio, Orchis patens, Orchis tridentata, Platanthera bifolia, Gymnadenia conopsea, tra le orchidee e ancora le genziane, Gentiana kochiana, Gentianella campestris, il gladiolo selvatico (Gladiolus palustris) e il giglio di S. Giovanni (Lilium bulbiferum ssp. croceum).