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Bargone - M. Tregin - M. Roccagrande
Questo splendido, ma impegnativo percorso sale ripidamente fra rocce serpentinose e permette di osservare rare specie animali e vegetali. Nel primo tratto di salita una deviazione verso un rio ci consente di osservare la rara pteride di Creta (Pteris cretica). Sul fianco destro del sentiero una pietraia appare colonizzata da un'altra interessante pteridofita, la felcetta lanosa di Maranta (Notholaena marantae), rara specie paleosubtropicale. Al Colle dell'Incisa s'incontra il sentiero che proviene da Sestri Levante attraverso S. Margherita di Fossa Lupara. Nella salita, oltre l'Incisa, si notano alcune imponenti e secolari cerro-sughere (Quercus crenata). I caratteri di questi alberi sono intermedi fra quelli del cerro e della sughera dal cui incrocio probabilmente derivano: la corteccia è molto ispessita, ma non tanto quanto quella della sughera e le foglie hanno il margine intagliato, ma non quanto il cerro, sono biancastre di sotto e persistenti. E' limitato all'Appennino centrosettentrionale e alle Alpi occidentali, ma in modo molto sporadico e con individui isolati - talora anche distanti dai "genitori" - che possono raggiungere dimensioni significative.
Giunti sulla vetta del M. Tregin ci aspettano scorci stupendi sugli strapiombi con colori che variano dal nero al verde scuro e al rosso delle rupi contrastati dal grigio chiaro e dall'oro dei licheni incrostanti. Nel SIC gli ambienti rupestri s'estendono per circa 70 ettari, talora con scenografici paesaggi: rocche, pietraie ed estese pendici nude, rosse, verdi scure o nerastre sono colonizzate da borraccine (Sedum sp. pl.), scleranto (Scleranthus annuus) e piccole felci. Si evidenziano piante rare come la cardamine di Plumier (Cardamine plumieri), la teesdalia a fiore nudo (Teesdalia nudicaulis), la costolina appenninica (Robertia taraxacoides), la vesicaria maggiore (Alyssoides utriculata), l'asplenio foresiaco (Asplenium foreziense), la felcetta lanosa.
Nelle zone meno accessibili nidifica il Pellegrino (Falco peregrinus). Il suo volo è potente e veloce, con battiti non molto profondi; spesso chiassoso, emette richiami acuti, schiocchi e pigolii. Dopo avere subito una forte riduzione a causa soprattutto dei pesticidi, le sue popolazioni sono in lieve ripresa; in Italia si stima la presenza di circa 500 coppie nidificanti. Attacca quasi esclusivamente uccelli, ghermendoli in aria con eccezionali picchiate (raggiunge i 300 km orari); più di rado si nutre di piccoli mammiferi e insetti. Nidifica sulle rupi meno disturbate dall'uomo e trascorre molto tempo in osservazione sui posatoi, rappresentati da rocce dominanti.
Dalla vetta, la vista si estende sulla Val Petronio, sulla costa di Moneglia e sulla storica strada del Bracco. Nella bella stagione è facile osservare splendide farfalle come podaliri (Iphiclides podalirius) e macaoni (Papilio machaon) che si posano su azzurre vedovelle (Jasione montana). Nell'aria s'involano pernici rosse (Alectoris rufa) che devono guardarsi dal falco pellegrino. Dopo una breve discesa tra le rocce del Tregin, attraversato un bosco di cerro, si risale e s'incontra una strada sterrata che a destra raggiunge l'interessante zona umida di Pian del Lago e il Passo del Bocco di Bargone (cfr. itinerario 2) e a sinistra si inoltra nella boscosa Valle del Gromolo. Giunti sul M. Roccagrande la vista s'apre sulle tre valli, del Gromolo, del Graveglia e del Petronio, e sulla particolare e interessantissima pseudomacchia a bosso selvatico che ricopre principalmente il vicino Monte Bocco.
Difficoltà
-
Segnavia
Una X rossa
Dislivello
in salita: 770 m
in discesa: 80 m
Tempo di Percorrenza
2 ore e 30 min
Carta
Riferimenti utili
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Altri itinerari
2. Bargone (Costa) - Passo del Bocco di Bargone - M. Porcile
3. I Casali (S. Pietro Frascati) - M. Pù - M. Alpe di Maissana