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icona itinerari Bargone (Costa) - Passo del Bocco di Bargone - M. Porcile

Autore: Mariotti

La prima parte rappresenta l'alternativa pedonale alla strada sterrata che collega la Val Petronio (Bargone) alla Val di Vara attraverso il P.so del Bocco; l'itinerario prosegue poi sul crinale in praterie, brughiere e zone rupestri frequentate soprattutto da animali al pascolo.

Dal borgo fortificato di Costa, il primo tratto sale fra vigne e olivi per poi immergersi in boschi di castagni e querce; il sentiero attraversa la zona agricola del Bucato e di Pian della Zeppa e un'ampia e interessante macchia di bosso.

Nel SIC le formazioni arbustive o erbaceo-arbustive occupano circa il 25% della superficie; sono dominate, a seconda della quota e del microclima, da erica arborea (Erica arborea), leccio (Quercus ilex), sparzio spinoso (Calicotome spinosa), brugo (Calluna vulgaris), ginestra tubercolosa (Genista pilosa), ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius), ginepro (Juniperus communis), ginestra di Salzmann (Genista salzmannii = incl. G. desoleana) o bosso (Buxus sempervirens). L'itinerario permette di osservare diversi di questi aspetti; il più peculiare è la pseudomacchia a bosso e a ginestra di Salzmann che ospita diverse specie esclusive delle ofioliti e costituisce un habitat unico al mondo per caratteri ed estensione.

Il bosso è un arbusto sempreverde che raramente diventa albero ed eccezionalmente raggiunge 15 m. Vive su terreni aridi, pietrosi, per lo più calcarei o talora ofiolitici, fra 700 e 900 m. Il suo nome deriva forse dal greco pyksos, vocabolo affine a pyx, "pugno chiuso", e a pyknos, "stretto, serrato", con riferimento al legno durissimo. Nonostante molti lo conoscano come specie comune nelle siepi dei giardini, il bosso è piuttosto raro allo stato spontaneo. Il suo areale è piuttosto frammentato e in Italia il bosso è spontaneo solo in alcune zone delle Alpi occidentali, dell'Appennino centro-settentrionale, della Carnia e della Sardegna. In Liguria è pressoché esclusivo dei terreni ofiolitici nei dintorni di Sarzana e nelle valli Gromolo, Petronio e Graveglia, dove si possono ammirare anche esemplari di circa 8 metri. Nel SIC Roccagrande caratterizza estesi aspetti di paesaggio tra il Colle di Arena, il M. Bocco, il M. Roccagrande e Bargone; è presente abbondantemente anche in altri due SIC vicini, a Deiva (presso Molino Roassa e Case Mirò) e al Costello dei Bussi. Da tempi antichissimi del bosso si è utilizzato il legno, pregiato e pesante, per i supporti delle bussole, scatole, strumenti musicali, bottoni, posate e tavole da incisione. Foglie e corteccia sono purgative e febbrifughe, ma tutta la pianta è tossica; rifiutata dal bestiame, si diffonde particolarmente nelle praterie eccessivamente pascolate.

Lande e macchie offrono rifugio e nutrimento a numerose specie di uccelli e mammiferi, come l'averla (Lanius collurio), simile a un piccolo uccello da preda e il tasso (Meles meles).

Prima di giungere al passo, l'itinerario incrocia un sentiero e una strada sterrata che a sinistra conducono alla zona umida di Pian del Lago, al M. Roccagrande (cfr. itinerario n. 1) e a Case Gromolo.

La deviazione a Pian del Lago è di estremo interesse. Si tratta di una zona umida dove, in cerchi concentrici, s'accostano aspetti differenti legati a diversità nella profondità e nella permanenza dell'acqua in superficie: dalle formazioni a giunco di Desfontaines (Juncus fontanesii) si passa a lembi di torbiera a carice cespugliosa (Carex caespitosa), poi a quelli con altre specie più comuni di carici e giunchi sino al prato umido con gramigna liscia (Molinia coerulea). Lo stagno si riduce in estate a piccole pozze per poi riempirsi nuovamente con le piogge autunnali e primaverili. Qui si riproducono numerosi anfibi: dal raro ululone (Bombina variegata pachypus) a diverse specie di tritoni (Triturus alpestris, T. vulgaris e T. carnifex) e di rane, fra cui la rana agile (Rana dalmatina) e la rana temporaria (R. temporaria).

L'ululone si distingue da un piccolo rospo (4-5 cm) per il ventre giallo-arancione con macchie scure, le parti superiori grigiastre, coperte da numerosi tubercoli e i piedi grossi e palmati. Il nome richiama il verso, uu-uu-uu, lanciato dai maschi nel periodo riproduttivo, di notte o al crepuscolo. Si può osservare in primavera ed estate in stagni e piccole pozze d'acqua, da cui esce solo raramente. Per catturare gli insetti di cui si nutre, resta in agguato, immobile a pelo d'acqua, ma più curioso è il suo comportamento quando si sente minacciato: mostra i vivaci colori delle parti ventrali, inarca il dorso e con gli arti anteriori si copre gli occhi. In questo modo i possibili predatori evitano d'attaccarlo, ingannati dal giallo-nero o dall'arancio-nero, tipici d'animali velenosi o con carni disgustose. Nella Liguria orientale è presente, al suo limite occidentale, solo la sottospecie pachypus, endemica italiana. L'interesse è maggiormente accresciuto dalla sua appartenenza alla famiglia dei Discoglossidi assai più diffusa anticamente, ma di cui oggi sono sopravvissute solo pochissime specie. È specie protetta dalle normative internazionali e in Liguria è minacciata di estinzione per il progressivo abbandono delle pratiche agricole tradizionali che impiegavano pozze e raccolte d'acqua per l'irrigazione.

Mandrie al pascolo, cinghiali e altri vertebrati vengono a Pian del Lago ad abbeverarsi o a ripulirsi nel fango, richiamando anche predatori come la volpe (Vulpes vulpes), il lupo (Canis lupus) e mustelidi diversi. Una ricerca effettuata tra il 1998 e il 2001 dalla Provincia di Genova e dall'Università di Pavia, ha evidenziato significativi spostamenti del lupo dai monti della Val d'Aveto verso Sud-Est; il Passo del Bocco di Bargone è risultato la zona col maggior numero di segni di presenza. La notevole diffusione di capre inselvatichite e greggi incustodite nel territorio hanno favorito significativamente l'espansione del lupo nella zona di crinale dal M. Chiappozzo al M. Pù. Purtroppo la predazione del lupo nei confronti degli animali domestici e una scarsa informazione ed educazione ha indotto a uccisioni illegali determinando forse un lieve decremento della consistenza degli individui. Il lupo resta comunque una specie tutelata dalle normative internazionali e di notevole importanza per il suo ruolo all'apice della rete alimentare.

Presso il Passo del Bocco fiorisce in autunno lo zafferano ligure (Crocus ligusticus). Noto sino ad alcuni anni fa col nome di Crocus medius, è specie endemica della Liguria, presente in prati, lande, radure e orli boschivi da 300 a 1800 m, fra le Cinque Terre e la Francia dove sconfina in due sole località; è presente anche sul bordo meridionale del Piemonte in Val Bormida. Gli stimmi erano occasionalmente raccolti e impiegati popolarmente in sostituzione del vero zafferano (Crocus sativus), pur non raggiungendo le stesse qualità aromatiche e cromatiche. Nel territorio è diffuso soprattutto nei prati rivolti verso il Petronio su substrati ofiolitici.

Il Passo del Bocco, è un crocevia di percorsi: a destra un sentiero d'allacciamento tra faggi e pini neri conduce comodamente ai vicini M. Zenone e M. Alpe; le strade sterrate conducono (da destra in senso antiorario) a Bargone, Colli e Maissana. Dobbiamo seguire quella più a sinistra che quasi in piano aggira il M. Bocco e giunge alla sella del Colle d'Arena. Qui si prosegue su sentiero risalendo le pendici orientali del M. Capra dominanti la boscosa Val di Vara.

Oltrepassato Passo Broccheie, inizia la salita al M. Porcile; si evidenziano subito i resti di una miniera abbandonata di manganese, fra le numerose che per diversi secoli diedero lavoro agli abitanti di queste valli.

A circa metà salita s'incontra la strada sterrata proveniente dal Passo del Biscia. In primavera le praterie di questi monti offrono splendide fioriture di narcisi (Narcissus poeticus), primule e aquilegie (Aquilegia vulgaris); in autunno, fra l'erba, spuntano mazze di tamburo e altri funghi. Oltrepassati i ripetitori, dalla cima, a cavallo fa la Val Graveglia e la Val di Vara si può proseguire sulla cresta nord-orientale in direzione del M. Verruga.

foto itinerario

icona difficolta Difficoltà
-

icona segnavia Segnavia
Un triangolo rosso

icona dislivello Dislivello
in salita: 898 m
in discesa: 0 m

icona tempo Tempo di Percorrenza
3 ore

icona cartina Carta

icona riferimenti Riferimenti utili

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icona itinerari Altri itinerari

1. Bargone - M. Tregin - M. Roccagrande

3. I Casali (S. Pietro Frascati) - M. Pù - M. Alpe di Maissana