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Moneglia - Lemeglio - Salto del Cavallo - M. S. Nicolao
L'itinerario raggiunge uno dei maggiori rilievi attraverso punti d'interesse naturalistico e storico; offre splendidi panorami e permette d'apprezzare il netto contrasto fra i versanti marittimi e quelli esposti a Nord della Val Petronio. Sotto Pietra di Vasca tratti difficili da percorrere, soprattutto in inverno, possono essere sostituiti col tratto terminale dell'itinerario n. 3.
Nella zona attraversata, sul crinale fra Moneglia e Deiva, sono stati ritrovati punte di freccia, schegge, perline, ceramiche dell'età del rame che testimoniano la presenza degli antichi Tigulli, cacciatori e allevatori. La successiva colonizzazione romana ha lasciato poche, ma significative tracce, fra cui quattro tombe con corredo funerario, venuta alla luce durante la costruzione della ferrovia. Come in tutta la Riviera, anche i borghi marittimi di Moneglia e Deiva furono soggetti alle incursioni di saraceni e barbareschi, ma anche di soldati di ventura al soldo dei nemici di Genova, che indussero alla realizzazione di fortificazioni, in parte ancora oggi visibili come il Castello di Monleone a Moneglia.
Saliti a Lemeglio, si raggiunge il pianoro a mezzaluna dell'Acquaio, una paleofrana sotto la quale scomparve nel duecento la frazione di Zuccà. Immersi nella macchia d'erica e corbezzolo, si raggiunge un punto panoramico attrezzato per la sosta; a destra un sentiero permette di raggiungere Deiva Marina. Seguendo la cresta, fra macchie, boschi di castagno, leccio e pino marittimo s'incontrano alberi di cerro-sughera (quercia di probabile origine ibrida) che ci ricorda come poco più sotto, sui versanti orientali vi sia una delle più importanti sugherete della Liguria. A ponente l'anfiteatro vallivo di Moneglia appare costellato da piccoli borghi (Comeglio, S. Saturnino, Litorno, Tessi); a levante si evidenziano Mezzema e Piazza, nuclei derivanti da antichi castellari che precedettero l'insediamento di Deiva Marina.
A primavera sul crinale si osserva la migrazione del biancone (Circaeuts gallicus). Simile a un'aquila, si distingue per il piumaggio biancastro con rare macchiettature nelle parti inferiori; trascorre molto tempo su posatoi, preferendo alberi, rocce e tralicci, in attesa di serpenti che cattura con grande abilità. E' migratore transahariano, presente in Italia con circa 400 coppie nidificanti, per la gran parte in Liguria dove predilige boschi di conifere e leccete mature, alternati a zone aperte. Nel territorio se ne osserva il passaggio soprattutto a primavera. È particolarmente importante per il suo ruolo di super-predatore, ai vertici delle reti alimentari.
Oltrepassato il Salto del Cavallo e il Pian del Lupo, si raggiunge la statale Aurelia in località Tagliamento. Qui a Ca' Marcone troviamo un punto di ristoro prima di salire nuovamente lungo il crinale che separa nettamente i freschi castagneti del Petronio dalle leccete sempreverdi rivolte al mare. Il substrato cambia più volte (lherzoliti s'alternano a calcari a calpionelle, argille a palombini, diaspri e brecce).
Le zone più acclivi e soggette all'erosione, presentano aspetti interessanti di gariga e di pseudogariga legati ai substrati ofiolitici dominati da ginestra di Salzmann (Genista salzmannii), euforbia spinosa (Euphorbia spinosa subsp. ligustica), elicriso (Helichrysum italicum), borraccine (Sedum sp.) fiordaliso di Luni (Centaurea paniculata ssp. lunensis), timo (Thymus vulgaris), piantaggine serpeggiante (Plantago holosteum). Tra i numerosi invertebrati di queste zone aperte i più evidenti sono i lepidotteri: farfalla del corbezzolo (Charaxes jasius), cedronella (Gonepteryx rhamni), cleopatra (Gonepteryx cleopatra), lisandra iberica (Polyommatus hispanus). Oltre alla comune lucertola muraiola sono frequenti il biacco (Hierophis viridiflavus) e il colubro d'Esculapio (Elaphe longissima). Tra gli uccelli più diffusi vi sono l'occhiocotto (Sylvia melanocephala), la sterpazzolina (Sylvia cantillans) e lo scricciolo (Troglodytes troglodytes). Si segnalano anche il succiacapre (Caprimulgus europaeus) e l'ortolano (Emberiza hortulana).
Boschi cedui e macchie alte di leccio caratterizzano le zone prossime al crinale compreso tra il Salto del Cavallo, il M. S.Nicolao e il Passo della Mola. Nello strato arboreo il leccio è accompagnato da roverella, orniello, carpino nero, castagno e pino marittimo; il sottobosco è piuttosto povero con residui di erica arborea, corbezzolo, viburno (Viburnum tinus) e lillatro (Phillirea latifolia), pungitopo (Ruscus aculeatus), asplenio maggiore (Asplenium onopteris), robbia (Rubia peregrina), strappabraghe (Smilax aspera), caprifogli (Lonicera etrusca, L. impexa).
In breve si raggiunge la sella del Baracchino, con un altro punto di ristoro. Qui incontriamo altri itinerari. Si sale con qualche difficoltà sul lato nord, sotto le guglie di gabbro della Pietra di Vasca, facendo attenzione a non scivolare; un terrazzino ci offre un'ampia vista dell'alta Val Petronio con i borghi di Castiglione, Missano e Velva, baciati dal sole e attorniati da olivi. Diverse sono le ipotesi sul tracciato della Via Aemilia Scauri realizzata nel 109 a.C. e nota poi col nome di Via Aurelia che collegava Borghetto Vara e Sestri Levante; secondo alcuni ne stiamo ora ricalcando il percorso e aveva il punto più elevato in Alpe Pennino (M. S. Nicolao), la nostra meta, dove a Pietra Colica era una mansio, cioè una stazione di cambio sorvegliata dai tesserari per il riconoscimento e la trasmissione di messaggi e la formazione di scorte a difesa dagli attacchi di razziatori, piaga che perdurò sino a metà del XX secolo. Già nel III secolo d.C. dall'itinerario principale si distaccavano direttrici, ancora oggi presenti, per Levanto e Moneglia.
Negli anfratti delle rupi esposte a nord, dove si registrano temperature piuttosto basse ed elevata umidità atmosferica, troviamo arabetta alpina (Arabis alpina), sassifraga a foglie cuneate (Saxifraga cuneifolia) e moehringia (Moehringia muscosa) mentre sulle rupi dei versanti opposti rivolti a sud risalgono il leccio e le specie mediterranee. Qui è stato segnalato anche il gufo reale (Bubo bubo), il più grande rapace notturno italiano; distinguibile per gli evidenti ciuffi che ornano le orecchie, vive in foreste a ridosso di dirupi rocciosi e si nutre di piccoli mammiferi e uccelli.
Aggirate le guglie, a una insellatura incontriamo, in un boschetto di querce, gli interessanti resti della chiesa di S. Nicolao di Pietra Colica citata per la prima volta nel 1160, recentemente restaurati: di questo luogo di culto risalente forse al XII secolo, si hanno però notizie sicure solo dal XVIII, quando la chiesetta restava aperta nel periodo di raccolta delle castagne. Sbucati sulla sterrata proseguiamo a destra salendo alla vetta del S. Nicolao, irta di antenna, da dove dominiamo le Valli di Deiva, del Petronio e del Vara.
Difficoltà
-
Segnavia
Un quadrato rosso pieno
Dislivello
in salita: 979 m
in discesa: 150 m
Tempo di Percorrenza
3 ore 30 min
Carta
Riferimenti utili
Altri itinerari
2. Castiglione Chiavarese - Bracco - Baracchino
3. Castiglione Chiavarese - Cotarse - Baracchino - M. S. Nicolao
4. Salto del Cavallo - Mezzema - Case Carbonino - Deiva Marina
5. Anello delle sughere